I Carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale (Tpc) di Venezia riconsegnano al Museo nazionale di Altino due preziosi reperti archeologici, conservati da un privato

La riconsegna dei due reperti, provenienti da contesti funerari dell’antica Altinum, ha visto la collaborazione della nostra Sorprintendenza, poichè i beni erano conservati a Treviso all'atto della denuncia di possesso.

Data:
21 Aprile 2023

I Carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale (Tpc) di Venezia riconsegnano al Museo nazionale di Altino due preziosi reperti archeologici, conservati da un privato

La recente consegna al Museo Archeologico Nazionale di Altino di due reperti archeologici conservati da un privato a Treviso è stata presentata ufficialmente al pubblico il 18 aprile scorso dalla Direttrice del Museo e organizzata dai carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio culturale (TPC) di Venezia, con la partecipazione della nostra Soprintendenza, competente per il luogo di conservazione dei reperti all’atto della denuncia di possesso, e della Soprintendenza consorella di Venezia e Laguna, competente per il territorio altinate.

La normativa vigente stabilisce la proprietà statale dei beni di interesse culturale rinvenuti nel sottosuolo, ai sensi dell’art. 91 del Codice dei Beni Culturali. Il privato che intenda rivendicare la proprietà di reperti archeologici è tenuto a fornire la prova documentale che si tratti di materiali rinvenuti in data anteriore all’entrata in vigore della Legge n. 364 del 20 giugno 1909, oppure che gli stessi siano pervenuti in proprio possesso per eredità o donazione, o che gli siano stati assegnati dallo Stato come premio di ritrovamento (D.Lgs. 42/2004, art. 92). Pertanto, in assenza di documentazione che attesti la legittima proprietà del detentore nei casi enunciati, i beni sono appartenenti allo Stato e inalienabili.

In tale occasione, a seguito della spontanea denuncia di possesso da parte del detentore, della valutazione di autenticità e dell’accertamento della provenienza dei reperti, è stata predisposta la stesura di una relazione scientifica dalla funzionaria archeologa Cinzia Rossignoli, nella quale si è accertato che i reperti fossero riconducibili a contesti funerari dell’antica città di Altinum e verosimilmente rinvenuti ai primi del Novecento, nel corso di lavori agricoli.

In particolare, essi dovevano provenire da una delle necropoli che si addensavano all’esterno della città lungo le strade extraurbane, che ad Altino hanno complessivamente restituito circa 2.000 sepolture, in larga parte datate alla prima età imperiale (I secolo d.C.).

Il primo reperto è un monumento funerario lapideo composto da due leoncini accovacciati, collocati con funzione apotropaica a guardia di un cippo parallelepipedo anepigrafe, dotato al centro del lato superiore di un foro con tracce di metallo per il fissaggio di un ulteriore elemento di coronamento. L’elemento iconografico dei leoni può essere confrontato con un coperchio di urna proveniente dalla necropoli della via Annia.

Il secondo reperto è costituito dalla base lapidea di un’urna funeraria a forma di parallelepipedo con cavità quadrata a bordi rilevati per le ceneri del defunto sulla parte superiore, due fori simmetrici con tracce di metallo per il fissaggio del coperchio o del coronamento e iscrizione dedicatoria disposta su un solo lato in due righe:

SIPPIAI / P(ubli) / L(iberta) / CLARAI 

P(ublius) / SIPPIUS / P(ubli) / L(ibertus) / SECVNDVS 

Si tratta, ad una prima analisi, della dedica del monumento alla defunta Sippia Clara da parte del dedicante Sippio Secondo, entrambi liberti di un Publio, e dunque appartenenti a una fascia di committenza relativamente modesta. Il nomen SEPPIVS (di cui l’esemplare altinate attesta una differente forma vocalica) ricorre in territorio veneto in alcune iscrizioni funerarie da Concordia Sagittaria, Oderzo e Padova, indicando una gens plebea di origine osca e confermando la presenza onomastica di origine centro-italica nella compagine sociale altinate, a seguito dell’apporto demografico di veterani, ma anche di artigiani e mercanti.

I due reperti archeologici saranno esposti stabilmente al Museo Nazionale di Altino per la loro fruizione e valorizzazione.

Ultimo aggiornamento

21 Aprile 2023, 16:53