SPINEDA – IL PASSATO TRA I CIOTTOLI. Archeologia ai margini della centuriazione di Padova nord – ovest. Il volume, a cura della Soprintendenza, segna un altro passo avanti per l’Archeologia veneta

Nell’alta pianura trevigiana, presso il torrente Musone, i lavori per la costruzione della Superstrada Pedemontana Veneta (SPV), progettata per collegare le autostrade A4 e A27 da Montecchio Mag- giore (Vicenza) a Spresiano (Treviso), hanno messo in luce in località Spineda (Riese Pio X) diverse tracce riferibili ad una frequentazione antropica estesa nel tempo.

Data:
8 Giugno 2022

SPINEDA – IL PASSATO TRA I CIOTTOLI. Archeologia ai margini della centuriazione di Padova nord – ovest.          Il volume, a cura della Soprintendenza, segna un altro passo avanti per l’Archeologia veneta

Nell’alta pianura trevigiana, presso il torrente Musone, i lavori per la costruzione della Superstrada Pedemontana Veneta (SPV), progettata per collegare le autostrade A4 e A27 da Montecchio Mag- giore (Vicenza) a Spresiano (Treviso), hanno messo in luce in località Spineda (Riese Pio X) diverse tracce riferibili ad una frequentazione antropica estesa nel tempo. Le indagini documentano le progressive modifiche attuate nel paesaggio agrario antico, che vede nella centuriazione di Padova nord- ovest l’intervento di maggiore impatto, e la costruzione di un edificio rustico di epoca romana, improntato ad un’economia di autosussistenza. Fra gli aspetti più caratteristici di quanto emerso vanno annoverati la produzione della pece e alcune sepolture di bovini. Dopo un periodo di parziale abbandono, una nuova fase di vita è legata all’arrivo di una popolazione alloctona, forse gota, alla quale sono ascritte una Grubenhaus e una sepoltura di bambina con pregevole corredo. Le informazioni raccolte aggiungono, dunque, un significativo tassello nella conoscenza di questa porzione di territorio, finora sostanzialmente privo di rinvenimenti archeologici.
E’ questo il cuore del volume “SPINEDA – IL PASSATO TRA I CIOTTOLI
Archeologia ai margini della centuriazione di Padova nord – ovest” a cura di Matteo Frassine, funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, che ha condotto le indagini, frutto di un lavoro multidisciplinare di archeologi e studiosi.
Il volume è edito dalla SAP Società Archeologica s.r.l..

Presentazione
Con i suoi fori, trincee e scavi, l’Archeologia veneta si fa strada nell’ambiente della tecnica e della ricerca: e perciò è tra le più contemporanee discipline che io conosca.
Non tanto per gli effetti concreti sul sapere della storia, che sono sempre sicuri grazie al depositarsi di conoscenze che divengono giorno dopo giorno prolifiche, quanto nell’avvicinarsi, con caratteristiche proprie, allo sviluppo di cantieri indispensabili per lo sviluppo di un territorio.
L’Archeologia pubblica, di cui si parla molto per risolvere un tema d’identità sociale tra azione, ricerca e corretta divulgazione, qui potrebbe essere paragonata a una “bottega” che ha lavorato per una committenza particolare: ha operato e prodotto mentre nasceva la Pedemontana.
Si è fatta strada, appunto, accompagnando una nuova strada che si reputa fondamentale per la viabilità veneta.
È stata una grande opera di trasformazione del territorio, impetuosamente immersa nella ridefinizione del paesaggio, che ha dovuto affrontare i complicati aspetti delle acque e delle terre, e così, nel resoconto di questo viaggio tra Est e Ovest si è aperto il diario dell’Archeologia che ha segnato e raccontato, intanto, la geografia di un altro paesaggio: umano e storico.
Le informazioni sicuramente si moltiplicheranno; questa è la prova di un segmento di strada, per la richiesta di un lettore attento alle fonti di un panorama altrimenti invisibile.
Matteo Frassine, che ha lavorato rappresentando la Soprintendenza, ha coordinato i contributi di varie discipline che ci fanno sentire i passi di una storia antichissima, in un luogo – Spineda – dove s’intuiva qualcosa a distanza, ma si sapeva ben poco.
Magari ci saranno delle interruzioni in questo racconto svelato, ma di certo non viene meno la forza espressiva di una geografia antropologica che sembra prendere il sopravvento pagina dopo pagina: la flora, la fauna, la terra e la sabbia, le abitazioni, gli uomini.
Appunto, le riflessioni contenute nel volume danno il senso del viaggio compiuto: bene che sia stata una nuova strada a permetterlo, anche per aver stabilito un contatto con persone e cose diverse dalle logiche di un cantiere organizzato in grandi dimensioni.
Nel volume si legano segni e memorie, attente osservazioni sulla vita quotidiana che ci trascinano nel regno dei romani antichi e nella loro gestione del territorio in relazione alle attività connesse all’agricoltura.
Una verità che avvicina, come quando si parla delle buche per la fabbricazione della pece, o delle perle, dell’ambra e degli orecchini deposti nella tomba di una bambina, più o meno millecinquecento anni fa.

dott. Fabrizio Magani
Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso

Ultimo aggiornamento

13 Giugno 2022, 10:11