Università di Padova: completato il restauro degli arredi di Gio Ponti a Palazzo del Bo, sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza

Capillare lavoro di restituzione dell’intero patrimonio artistico ideato dall’architetto e designer milanese Gio Ponti. Il restauro degli arredi è stato condotto sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso.

Data:
7 Febbraio 2022

Università di Padova: completato il restauro degli arredi di Gio Ponti a Palazzo del Bo, sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza

Capillare lavoro di restituzione dell’intero patrimonio artistico ideato dall’architetto e designer milanese Gio Ponti. Il restauro degli arredi è stato condotto sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso. Il confronto serrato ha permesso di riportare alla luce l’unità stilistica di tutte le sale. Sono 500 gli “oggetti” restaurati: un progetto, costato 2 milioni di euro, che è caso unico sino ad ora in Italia per complessità considerando la tipologia di materiale e la fruizione degli ambienti.

Ponti all’Università di Padova

Negli anni 1938-1943, nel corso della stagione di lavori edilizi che hanno interessato l’Università di Padova durante il rettorato di Carlo Anti (IV Consorzio edilizio per la sistemazione della R. Università di Padova), l’architetto e designer milanese Gio Ponti fu incaricato dell’ideazione degli arredi destinati a Palazzo Bo e Palazzo Liviano. Tavoli, scrivanie, sedute (sedie, poltrone, divani), tavolini, armadi, scaffali, come anche le porte e i pavimenti, vennero tutti realizzati, nel corso di pochi anni, da ditte locali (tra le altre Scanferla, Bedin, De Polo) sulla base dei disegni realizzati da Ponti appositamente per l’Università. 
A Palazzo Bo gli arredi erano destinati all’allestimento del piano nobile di Palazzo Bo: il Rettorato con lo Studio del Rettore e la Galleria, le sale di riunione e rappresentanza (Sala della Nave, Sala del Consiglio), la Basilica, la Sala dei Quaranta e, in Aula Magna, il fondale con i seggi d’onore e le gradinate laterali con le poltrone per gli ospiti; le quattro sale di laurea (Giurisprudenza, Medicina, Lettere e Filosofia); le sale di ritrovo per studenti e studentesse sul Cortile Nuovo. In Rettorato, in particolare, il Rettore chiese a Ponti di realizzare il Circolo dei professori, ossia una serie di ambienti destinati “abitualmente da luogo di riposo da lezione a lezione, da ritrovo abituale nelle prime ore pomeridiane e dopo cena, da punto d’appoggio pomeridiano delle signore dei professori (a Padova non esiste una sala da tè possibile per una signora). Inoltre deve essere l’ambiente dove i singoli professori o l’Università come ente potranno esercitare una ospitalità veramente intima e calda” (Carlo Anti a Gio Ponti, 27 gennaio 1937). Il Circolo è costituito da salotto, sala del caminetto, sala da pranzo e cucina.
L’Archivio Storico dell’Università di Padova, fondo Consorzi, conserva tutti i disegni originali Ponti degli arredi (con preziose annotazioni su finiture e colori, questi ultimi non altrimenti apprezzabili) nonché i carteggi tra il rettore Anti, l’architetto e le ditte incaricate della realizzazione degli arredi. Negli ultimi 15 anni un rinnovato interesse per l’impresa del IV Consorzio edilizio ha portato a numerosi studi e a pubblicazioni, anche e soprattutto di docenti e studiosi dell’Ateneo, che hanno dato finalmente il dovuto rilievo a questo patrimonio di prim’ordine.
L’esclusività dei disegni realizzati appositamente per il cantiere dell’Università di Padova, unitamente alla armonica integrazione degli arredi con l’apparato decorativo dei due palazzi, che si deve pure alla regia di Ponti, fanno oggi di Palazzo Bo e Palazzo Liviano una preziosa e rara testimonianza del genio creativo dell’architetto milanese, come è stato ben evidenziato anche dall’alto rilievo che il contesto patavino ha avuto nella recente grande retrospettiva parigina su Gio Ponti, dove a entrambi i palazzi erano dedicati allestimenti particolari (Tutto Ponti. Gio-Ponti archi-designer, MAD – Musée des Arts Décoratifs, ottobre 2018-maggio 2019).

I restauri

La particolarità di questo ricchissimo patrimonio è la sua destinazione ad uso quotidiano da parte di quanti frequentano gli ambienti – docenti, autorità accademiche, ospiti –, fatto che ne provoca, a lungo andare, un inevitabile deterioramento e la necessità di rinnovamento. Sino a pochi anni fa gli arredi sono stati considerati come tali e non come beni culturali: la manutenzione era pertanto affidata a personale non specializzato che interveniva nell’ottica di garantire durevolezza e funzionalità, talvolta senza prestare la dovuta attenzione a forme e colori originali, alterandoli anche profondamente. Di fatto, quello che si è intrapreso è il primo restauro sistematico degli arredi Ponti e fa seguito ad altre operazioni di grande rilievo condotte negli ultimi anni sul patrimonio dell’Ateneo, quali il restauro dell’Archivio Antico, e i recentissimi restauri delle tele dei Quaranta e dei labari storici.

L’appalto

Il patrimonio degli arredi Ponti è stato censito al catalogo nazionale delle opere d’arte del Ministero dei Beni Culturali nel 1989, e da allora è sottoposto alle leggi di tutela del Ministero stesso in quanto patrimonio storico artistico dell’Università. Nel corso della revisione degli inventari, a partire dal 2016, si è provveduto alla contestuale verifica dello stato di conservazione degli arredi, rilevando un generale degrado (ora più ora meno avanzato) dovuto all’uso del mobilio. Contestualmente, le operazioni di riordino dei magazzini dell’Ateneo hanno permesso di isolare un lotto consistente di arredi da studio e da biblioteca, provenienti in larga parte (ma non esclusivamente) da Palazzo Liviano, temporaneamente lì depositati in quanto pesantemente compromessi dall’uso prolungato. Si è quindi proceduto con un primo affidamento dell’attività di progettazione a professionisti nel restauro di beni lignei, al fine di elaborare i contenuti tecnici del bando.
Il bando, dell’importo di 2 milioni, è un caso unico sino ad ora in Italia per complessità considerando la tipologia di materiale e il tipo di approccio: arredi degli anni ’40 non musealizzati ma collocati in spazi a tutt’oggi utilizzati come luoghi di lavoro, affrontati con rigoroso approccio filologico al fine di restituire forme, colori e finiture del progetto originario. I lavori, iniziati a luglio 2021, proseguiranno fino all’autunno 2022.

Gli oggetti sottoposti a restauro

L’intervento interessa circa 500 “oggetti”: l’intero rivestimento ligneo dell’Aula Magna (boiserie, gradinate e podio Aula Magna, comprensiva del parapetto con seduta ottocentesco, per un totale di circa 632 mq), i pavimenti lignei di 6 ambienti (circa 400 mq), il corrimano della Scala del Sapere (22 m), poltrone, panche, sedie, divani (410), tavoli, tavolini, scrivanie (34), porte (21), armadi (15), portaombrelli (6), appendiabiti (3). Si è inoltre proceduto al restauro manutentivo della cattedra di Galileo e alla revisione statica e contestuale pulizia degli stemmi dell’Aula Magna.

Gli ambienti restaurati

In Aula Magna i lavori hanno interessato sia la parte novecentesca sia quella ottocentesca (le panche e i dossali): tutta la boiserie è stata trattata con antitarlo e ripristino di lacune e riverniciata seguendo le prescrizioni dell’epoca e le sedute sono state interamente rivestite.

Sala dei Quaranta: il tavolo, le sedie e la porta che apre verso il loggiato erano profondamente interessati dall’attacco di animali xilofagi; il tavolo in particolare necessitava anche di una manutenzione della superficie, che recava evidenti segni d’usura. Contestualmente, si è provveduto a una manutenzione conservativa della cattedra di Galileo, il cui ultimo restauro risaliva a diversi anni fa.

Basilica: sono state restaurate le panche copriradiatore collocate al di sotto delle finestre, che presentavano un significativo grado d’usura.

Circolo dei Professori (salotto, sala da pranzo, sala del caminetto, cucina), Sala dei bozzetti e Sala della Nave: sono state rifatte tutte le sedute (divani, poltrone, sedie, panche), restaurati i tavoli della sala da pranzo, della sala dei bozzetti e della Nave, ed è a tuttora in corso il ripristino dei mobili della cucina, anch’essi originali Ponti. Infine, tutte le porte laccate sono state rimesse a nuovo, come anche i pavimenti di sala da pranzo e del caminetto.

Studio del Rettore e anticamera: sono stati ripristinati i pavimenti. Le sedute dello Studio della Rettrice (poltrone, sedie e seggio della Rettrice) sono state oggetto di un restauro di poco precedente che ha destato l’attenzione sulla necessità di un approccio filologico a questi arredi.

In Galleria del Rettorato sono state restaurate tutte le porte in legno a doppio battente e la bussola che apre verso la Scala del Sapere. Lungo quest’ultima è stato restaurato il corrimano ripristinando la cromia voluta da Gio Ponti.

Sale di lauree: la sola Sala di Lauree di Giurisprudenza, in quanto compresa nel percorso delle visite guidate, è interessata dal restauro di tutti gli arredi (tavolo della commissione, poltrone, tavolino del laureando e panche).

Nelle Sale di ritrovo degli Studenti e delle Studentesse saranno restaurati panche, tavoli e attaccapanni.

Un nucleo consistente di arredi era conservato presso i magazzini dell’Ateneo: si tratta di sedie, panche, poltrone, tavoli, scrivanie, armadi per diapositive e per libri di grandi formati (libri di archeologia o storia dell’arte), portaombrelli, provenienti in larga parte da Palazzo Liviano, qui trasportati perché usurati, quindi non più funzionali. Il restauro di questo materiale è in corso di avvio in questi giorni.

Le tipologie di intervento

I pavimenti sono stati sverniciati dai pesanti trattamenti che si sono susseguiti nel tempo, risarciti e riportati al colore e alla finitura naturale, come documentato dai capitolati dell’epoca. Tutte le lavorazioni sono state eseguite rigorosamente a mano per non pregiudicare il materiale storico.

Per tutte le parti lignee (sedute, porte, tavoli, armadi) si è proceduto rimuovendo le verniciature più recenti ed è stata ripristinata la finitura originale, come attestato dalla documentazione d’archivio e dalle analisi condotte.

Per le sedute imbottite (sedie, divani, poltrone, panche) si stanno ripristinando le imbottiture con tecniche e materiali artigianali e con rivestimenti di pelle, cuoio e velluto della migliore qualità. Lo studio della documentazione d’archivio (comprensiva di disegni Ponti, capitolati e carteggi), insieme ad analisi e campionature, è stato imprescindibile per restituire alle sedute forme, colori e finiture originali.

Contestualmente, è stata effettuata la revisione statica e la pulizia di tutti gli stemmi dell’Aula Magna, sono stati ripuliti i tre modelli di navi settecenteschi, realizzati da Giovanni Poleni per i suoi insegnamenti; è stato restaurato e pulito il centrotavola di Venini su disegno di Carlo Scarpa, realizzato per la Sala da Pranzo e conservato presso la Basilica e si è proceduto a una manutenzione di fondo delle lampade Ponti che illuminano lo Scalone del Sapere, ripristinando il meccanismo che ne permette la rotazione e l’apertura.

La squadra di lavoro – Competenze in rete/a confronto

L’elemento chiave dell’impresa è la messa a sistema delle competenze: Direzione Scientifica e Direzione Lavori, che vantano una conoscenza approfondita dell’operato di Ponti presso l’Università, e la ditta aggiudicataria dell’appalto, scelta da un’apposita commissione di esperti tra le migliori nel panorama che hanno partecipato alla gara (aggiudicazione con criteri qualitativi per il 90% dei punti), sono impegnate in un dialogo pressoché quotidiano sotto la supervisione costante della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, attenta e rigorosa partecipe di tutte le scelte operative. Il confronto serrato tra i tecnici di Ateneo, Soprintendenza e le ditte coinvolte nell’appalto, ha permesso di riportare alla luce quell’unità stilistica di tutte le sale che aveva nel tempo perso i suoi caratteri definiti.

Tutti gli aspetti dell’appalto, dalla gestione della commessa nel rispetto delle linee previste dal codice degli appalti, alla complessa logistica del cantiere che deve interagire con le normali attività del Palazzo, alle scelte scientifiche, si avvalgono di un solido e nutrito gruppo di lavoro trasversale a vari settori dell’Ateneo, formato da professionalità di differenti uffici e aree (Area Edilizia e Sicurezza, Area Patrimonio, Approvvigionamenti e Logistica, Centro di Ateneo per i Musei) che già da diversi anni mettono le proprie specifiche competenze a disposizione per la migliore gestione del ricco patrimonio storico dell’Università secolare.

La complessità del cantiere è dovuta anche al fatto che non si è mai impedita la fruizione dell’edificio, ma all’interno di ogni fase operativa si è limitata la fruizione di singoli ambienti, lavorando pressoché ininterrottamente anche durante le ferie estive e natalizie, facendo fronte alle limitazioni e attenzioni imposte dall’epidemia. Anche le attività di visita sono sempre continuate ed è stato realizzato uno spazio workshop dove poter assistere ai lavori di restauro.

Il restauro

Quello che si sta conducendo è un restauro filologico: ogni scelta (vernici, finiture, forme, colori, dettagli, misure) è condotta a partire da un minuzioso riesame della ricca documentazione d’archivio. L’Archivio Storico dell’Università conserva i disegni e i progetti di Gio Ponti, con annotazioni spesso manoscritte dall’Architetto, che si rivelano fondamentali nella scelta dei dettagli delle finiture; il repertorio degli Atti di cottimo, ossia i capitolati con le indicazioni delle caratteristiche tecniche (ad esempio, il tipo di “ceratura e lucidatura a stoppino opaco”, le modalità di “imbottitura di crine animale e molle”, certe specifiche del legno “La lastronatura superiore, suddivisa in settori come da disegno, dovrà essere di venatura e colore uniformi […] Il legno noce da adoperarsi per i diversi elementi dovrà essere tipo antico lucidato opaco scurissimo”); infine i carteggi tra Ponti, Anti e le ditte, con le revisioni e i ripensamenti, ovvero le contestazioni per lavori non ad arte (“sostituzione dei bottoni di stoffa con 21 bottoni dorati allo schienale del dossale centrale” per il fondale dell’Aula Magna).

A supportare quanto ricavato da questi documenti è di supporto la documentazione fotografica dell’epoca fatta realizzare da Carlo Anti ai migliori fotografi del momento, parimenti conservata dall’Archivio, che documenta gli ambienti nel momento stesso del loro apprestamento e in alcuni casi ha permesso di verificare le scelte effettivamente attuate e di definire alcuni dettagli, come ad esempio la dimensione e la posizione esatta delle borchie sui profili delle poltrone e delle sedie, oppure la presenza delle frange “di corda giallo oro vecchio” a finitura di poltroni e divani, in buona parte rimosse col tempo.

L’aspetto chiaramente più sfuggente è rappresentato dalle scelte cromatiche dei rivestimenti, genericamente indicate nei disegni (“rosso cupo”, “verde 35 34”, “bruno cupo testa di negro con profili cuoio naturale”): a guidare la scelta in questi casi sono state da un lato il riesame della tradizione Ponti, dall’altro lo studio delle palette di colori in voga all’epoca, anche grazie al confronto con il tappezziere.

Scoperte particolari sugli arredi

Il corrimano dello Scalone aveva perso ormai ogni traccia della cromia originale, ridipinto nel tempo in un colore marrone-rossiccio. Realizzato in un primo tempo in bianco, per il corrimano Ponti chiede ad un certo punto un colore “rosso pompeiano schietto” come documenta una lettera inviata a Carlo Anti il 3 dicembre 1941, in cui lamentava “…mi dicono che la balaustra dello scalone è stata dipinta in “color gelato di fragole macchiato con crema” invece che in rosso pompeiano schietto come ho indicato” (Gio Ponti a Carlo Anti, 3 dicembre 1941). Le colonne della Basilica e certi dettagli dell’affresco, pur tenendo conto dei diversi supporti e delle possibili alterazioni del tempo, hanno aiutato nell’individuazione del “rosso pompeiano schietto”.

Quando si è presentata la necessità di restaurare le poltrone e le sedie imbottite dello Studio della Rettrice, nel 2019, le verifiche condotte sulla documentazione d’archivio e nelle fotografie aveva evidenziato quanto le sedute fossero state nel tempo modificate, fatto che si è riscontrato in generale su tutti gli arredi imbottiti: le forme sono state in generale gonfiate, spesso usando per le imbottiture gommapiuma, la stessa scansione delle sedute è stata alterata con un aumento dei posti nelle panche e nei divani. La stessa scelta della pelle adoperata per le sedute aveva uguagliato tutti gli arredi con un marrone-viola. L’approccio filologico, forte degli studi condotti ormai da 15 anni sull’operato di Ponti all’Università di Padova, combinato con l’abilità artigianale di quanti hanno lavorato sulle parti lignee e sulle imbottiture, ha permesso di ricostruire le cifre fondamentali del progetto: la linearità degli arredi, realizzati con imbottiture a molle e crini per le sedute, in piuma per i cuscini; la bicromia, con la coda di topo in contrasto che sottolinea i profili decisi e le curve morbide delle sedute imbottite, che risultano di una assoluta modernità; l’uso di pelli di colori differenti.

Gli elementi lignei, pavimenti e tavoli, tolte le vernici e le cere stese nel corso del tempo, sono stati riportati all’originale tono miele, come evidente soprattutto nella Sala dei Quaranta, dove il parquet chiaro fa ben risaltare le tele dei Quaranta studenti e studiosi appena restaurate.

La stessa Aula Magna è stata restituita all’originale aspetto, una volta restituita la forma originaria alle poltrone e ai seggi e ripristinati gli elementi dorati che erano stati rimossi dalle poltrone delle gradinate, dal seggio centrale del fondale (ripristinato nelle dimensioni volute da Ponti, più alto degli altri), nelle dorature del fondale reintegrate e ripulite e negli stemmi che, ripuliti, risplendono della foglia d’oro che li riveste.

PadovaOggi – 7 febbraio 2022

https://www.padovaoggi.it/formazione/universita/restauro-arredi-gio-ponti-palazzo-bo-padova-07-febbraio-2022.html?fbclid=IwAR1hX8iHzz6nx_D4A7a7vm0ZMne90bGQOkddCxdXXpzcz9BL6ujFuHLIans

Su “Padova Oggi” una video intervista al nostro Soprintendente, dott. Fabrizio Magani:
“Magani spiega che 30 anni fa è stata realizzata una catalogazione del patrimonio del Novecento, un archivio diventato fondamentale: «Oggi si compie la parabola iniziata 30 anni fa. È stato usato in maniera direi religiosa il metodo italiano, cioè l’utilizzo della catalogazione come punto di partenza. Ogni oggetto qui fa parte del monumento intero, ogni oggetto è fatto per essere usato». È stato un lavoro di squadra tra l’Università e la Soprintendenza. «Ponti aveva un’attenzione maniacale per i dettagli, anche durante la guerra non si è fermato – dice Valenzano – Il lavoro che ha fatto al Bo è quasi il suo testamento spirituale, sapeva che avrebbe lasciato un segno e che sarebbe stato ricordato per questi arredi. Le prime riflessioni su questo restauro così complesso sono partite nel 2015 e abbiamo trasformato il Bo in un laboratorio perché non abbiamo mai chiuso le porte: il lavoro e le visite sono state garantite».

Ultimo aggiornamento

7 Febbraio 2022, 19:30