Al via i lavori di restauro del cenotafio dedicato ad Antonio Canova a Venezia

Sono stati ufficialmente avviati i lavori di restauro del Cenotafio di Antonio Canova, nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, finanziati dal Venice in Peril Fund e diretti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso.

Data:
14 Giugno 2021

Al via i lavori di restauro  del cenotafio dedicato ad Antonio Canova a Venezia

Sono stati ufficialmente avviati i lavori di restauro del Cenotafio di Antonio Canova, nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, finanziati dal Venice in Peril Fund e diretti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso.

Venerdì 11 giugno 2021 si è svolta nella Basilica dei Frari a Venezia una riunione plenaria con tutti gli attori e i soggetti coinvolti, per dare l’avvio ai lavori (consegnati l’8 giugno 2021) e illustrare le linee di indirizzo progettuale e le metodologie di intervento: erano presenti il nostro Soprintendente, dott. Fabrizio Magani, l’Architetto Francesca Vendittelli, la d.ssa Monica Pregnolato, storico dell’arte, e la restauratrice Maria Grazia Martin, che hanno curato, con la collaborazione esterna dell’Architetto Marco Biscontin, la stesura del progetto di restauro.

Sono intervenuti, fra gli altri, Paola Marini, Presidente dei Comitati privati internazionali per la salvaguardia di Venezia, Gianmatteo Caputo, delegato per i beni culturali del Patriarcato di Venezia, John Millerchip, responsabile del Venice in Peril Fund, Padre Lino Pellanda, Parroco dei Frari, Don Paolo Barbisan, Incaricato per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto del Triveneto e, infine, Emanuela Carpani, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna.

Il progetto è stato redatto sulla base delle risultanze e degli studi emersi in seguito ad un intervento di urgenza e di approfondimento diagnostico sul monumento, eseguito, tra luglio e dicembre 2020, dalla ditta incaricata Ottorino Nonfarmale S.r.l. (S. Lazzaro di Savena – Bo), e resosi necessario a causa del vistoso e rapido progredire del fenomeno disgregativo del materiale lapideo. La stessa ditta eseguirà i lavori di restauro, che verranno terminati nel giugno del 2022.

Fondamentale nella stesura delle linee progettuali è stato anche l’approfondimento della ricerca d’archivio, che ha fornito evidenze documentarie relative alla storia conservativa del monumento, a suffragio di quanto andava emergendo dall’analisi diretta del manufatto e del suo stato di degrado.

La nostra Soprintendenza seguirà i lavori di restauro sulla scorta di una duplice convenzione: la prima, Convenzione di collaborazione scientifica, sottoscritta, nell’agosto del 2016, tra il nostro Istituto, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna e il Comitato Britannico The Venice in Peril Fund, che è, appunto, l’ente finanziatore; la seconda Convenzione è stata stipulata tra i medesimi soggetti, la Curia Patriarcale, l’Associazione Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia e la Parrocchia di Santa Maria Gloriosa dei Frari, committente dei lavori, nel giugno del 2019.

I lavori si svolgeranno in accordo con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna; la responsabile è l’Architetto Roberta Martel, incaricata dalla committenza.

Un lavoro corale, quindi, per recuperare il Cenotafio, che, nel 2022, anno in cui ricorre il bicentenario della morte del grande scultore a cui è dedicato, sarà pronto per ricordare di nuovo la grandezza di Antonio Canova.

Il Cenotafio di Canova: note storiche

Il 13 ottobre 1822 moriva a Venezia Antonio Canova, universalmente definito il “nuovo Fidia”. Era presente Leopoldo Cicognara, l’allora presidente di quella Accademia di Belle Arti in cui il futuro grande scultore era stato “allevato” e aveva cominciato a dar prova della suo “genio”.
E il 16 ottobre, “nel giorno del pubblico lutto per la morte di Antonio Canova, splendor dell’Europa e più particolarmente di Venezia, l’Accademia di Belle Arti decretò di erigere un pubblico Monumento, il più degno, che per lei si potesse, di tanto Nome”, perché Canova venisse nominato e ricordato “con venerazione per omnia secula seculorum”.

L’Accademia volle che il monumento venisse realizzato “là dove egli [Canova] ebbe il suo principio e il suo fine”, ossia in Venezia, la città che l’aveva visto nascere e crescere artisticamente e che ne aveva accolto gli ultimi momenti di vita.

Il luogo prescelto fu la chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, che già ospitava altri monumenti funebri dedicati alla memoria di importanti personaggi veneziani che avevano dato lustro alla Città, quali quelli per i dogi Nicolò Tron, Francesco Foscari e Giovanni Pesaro.

Nell’Accademia di Venezia era conservato un modello in creta del monumento ideato da Canova in memoria di Tiziano Vecellio, il grande pittore; si decise all’unanimità di utilizzare quel modello e di concretizzarlo nella stessa chiesa per la quale era stato pensato, così che il Canova sarebbe stato commemorato attraverso l’opera del proprio stesso ingegno.

Il modello canoviano da cui venne presa l’ispirazione per il monumento ai Frari era  

del Canova stesso (…) lo avea destinato al Tiziano, e, fallita l’impresa, più tardi se ne era servito per il deposito di Maria Cristina [Asburgo-Lorena, figlia di Maria Teresa d’Austria] d’Austria, commessogli dal [consorte] principe Alberto [di Sassonia-Teschen]; per altro con molte modificazioni.

Il monumento a perpetua memoria del Canova ebbe, quindi, una volta terminato, l’aspetto che il grande scultore avrebbe voluto per quello per il grande pittore, con il solo e indispensabile scambio di posizione tra il personaggio che per primo si avvia verso l’ingresso del sepolcro, cioè la Pittura, l’arte del grandissimo Tiziano, con la Scultura, l’arte del grandissimo Canova.

Gli “Artisti delle Venete Provincie” chiamati ad eseguire l’opera seguendo fedelmente l’idea canoviana erano tutti scultori che erano stati a diretto contatto con Canova, o come allievi, o come collaboratori.

Costruita interamente con blocchi in marmo di Carrara, tranne il basamento in lumachella, l’intera opera è composta da una grande piramide in marmo di Carrara, la cui base misura circa 8,8 metri, che poggia su un basamento composto da una larga scalinata a tre gradini pure in marmo di Carrara su cui sono collocate le varie statue costituenti l’intera rappresentazione funebre e il tutto poggia su un alto basamento in lumachella.

Su questo vi è un grande scritta in bronzo, con la dedicazione all’artista:

ANTONIO CANOVAE PRINCIPI SCULTORUM AETATIS SUAE COLLEGIUM VENETUM BONIS ARTIB. EXCOLEND. SODALI MAXIMO EX CONSOLATIONE EUROPAE UNIVERSAE A. MDCCCXXVII

Quando il monumento venne terminato, nel 1827, il cuore venne trasferito dall’Accademia alla chiesa dei Frari e riposto nel sotterraneo esistente nell’interno del monumento, a cui furono sovrapposte due pietre, la prima, che venne assicurata con piombi, e la seconda di marmo bianco formante parte del pavimento su cui furono incise le seguenti parole COR CANOVAE.

Ultimo aggiornamento

24 Giugno 2021, 17:44