Forno di Zoldo (BL), loc. Pieve – Chiesa di San Floriano

Pronto Intervento del 2005 Restauro degli intonaci di facciata – Progetto pilota

Data:
4 Agosto 2020

Forno di Zoldo (BL), loc. Pieve – Chiesa di San Floriano



La Chiesa Arcipretale di San Floriano in Pieve di Zoldo (BL), edificata attorno al X secolo, è caratterizzata nell’impianto architettonico da linee sostanzialmente gotiche alle quali in facciata si contrappone un’articolata partitura architettonica di gusto rinascimentale , un unicum nel territorio bellunese che, attraverso una finta architettura di colonne e paraste sviluppate su tre ordini sovrapposti, racchiude episodi figurativi riconducibili all’ambito del Vecellio 1561 (?) di cui oggi, per il precario stato di conservazione della superficie, rimangono solo fievoli tracce.

Il progetto redatto e diretto dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio delle province di Venezia – Belluno – Padova e Treviso, si configura come un intervento pilota, circoscritto alla campitura  comprendente la monumentale immagine di San Cristoforo ( cm 483 X cm 215 circa) patrono dei viandanti ed il contrafforte con la raffigurazione della Croce. Un work in progress che mira ad analizzare i fenomeni di alterazione e degrado e si propone di testare prodotti e metodi applicativi, per un futuro  intervento su tutta la facciata.
Lo stato conservativo della superficie è inficiato da due importanti fenomeni strettamente connessi e consequenziali: il  dilavamento meteorico, che ha causato la perdita dello strato di intonaco, elemento di supporto della superficie pittorica, e l’attacco biologico che trova condizioni ottimali nella porosità dell’intonaco fortemente eroso. A questa situazione si aggiungono circoscritti fenomeni di tipo fisico-meccanico, quali il distacco del supporto pittorico dalla struttura muraria e i danni riconducibili a interventi precedenti, quali stuccature con intonaco cementizio ed iniezioni a base di riempitivi incongrui, incompatibili con l’originale per elasticità, capacità di assorbimento, traspirabilità e coesione.
L’intervento in oggetto è di carattere essenzialmente conservativo e l’obiettivo principale è il recupero e la conservazione delle frammentarie tracce di decorazione originarie.
Dopo una fase diagnostica preliminare finalizzata alla definizione dei materiali costitutivi (strati preparatori e pellicola pittorica), alla composizione mineralogico-petrografica degli intonaci (originali e di rifacimento), alla verifica dello stato di conservazione mediante l’identificazione dei prodotti di degrado chimico-fisico (efflorescenze saline, croste nere, patine ecc.) e degli agenti biologici (alghe, licheni, ecc…) sono seguite una  fase di pre-consolidamento e, previa campionature, la pulitura e il trattamento biocida.
In sequenza si è proceduto alla riadesione delle parti di intonaco staccate dal substrato murario, al consolidamento, alla rimozione delle stuccature e delle integrazioni riconducibili agli interventi precedenti. Attraverso l’applicazione di un impasto di grassello di calce e sabbia, si è conferita una continuità materica al supporto per un’integrazione dell’immagine.
Per agevolare una lettura dell’impaginato decorativo, oramai fortemente frammentaria, si è eseguita una cucitura cromatica dei frammenti policromi residui attraverso modalità distinguibili e una gamma tonale capace di relazionarsi con le peculiarità di ogni lacerto.

Nota: nel 2010 su progetto e direzione dei lavori della Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio delle province di Venezia – Belluno – Padova e Treviso con finanziamento privato il restauro della facciata è stato completato.

FIGURE (cliccare per ingrandire):


Ultimo aggiornamento

24 Giugno 2021, 17:49